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Come Gesù, amava passare in mezzo alla gente e riconosceva l'azione dello Spirito sul popolo

  • Immagine del redattore: cascinamariet
    cascinamariet
  • 26 apr
  • Tempo di lettura: 1 min

Tornavamo da messa nel lunedì di Pasqua passando per la campagna e lungo il sentiero ci raggiunge la voce di Anna, un'anziana contadina: “È morto il Papa!”.

Un senso di perdita e insieme di gratitudine mi ha riempito il cuore.

Con i miei compagni di cammino abbiamo pregato per lui e per la chiesa. 


Fin dai primi tempi del suo pontificato ho avvertito la preziosità del dono che ci veniva fatto in quest’uomo: come Gesù ci parlava con parole e gesti;  come Gesù amava passare in mezzo alla gente e riconosceva con ammirazione ciò che lo Spirito sapeva compiere nel popolo semplice di Dio; come Gesù piangeva di fronte al dolore di tanti uomini e e donne. Come Gesù non si stancava di ripetere che il Padre è Misericordia e come Gesù aveva ben chiara la differenza tra il peccato – da riconoscere e chiamare per nome – e il peccatore, da amare, sempre. 

Come Gesù accusato di mettere sotto sopra ‘sacre certezze’. 

Ero in Piazza S. Pietro quel 13 marzo in cui è stato annunciato al mondo il suo nome – a me sconosciuto -, ma quando disse:

“prima che il Vescovo benedica il popolo io vi chiedo che voi pregate il Signore perchè mi benedica”.

Ho sentito che in quell’uomo lo Spirito santo e la Chiesa ci davano un dono grande. 

Qualche settimana prima avevo letto in un'intervista al giornalista Jhon Waters:

“Quello che oggi ci è necessario è un pontificato evangelico e missionario”. 

Così è stato. Oltre ogni nostra immaginazione. 


Sr Agnese


 
 
 

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